mercoledì 24 febbraio 2010

Il milanese ed il suo complesso di inferiorità

L'Italia è stata milanesizzata negli ultimi due decenni.
Dalla Milano da bere del Drive In ad oggi il berlusconismo ha contagiato anche i giovani pastorelli dell'Appennino.
Il calcio milanese è il simbolo del calcio italiano e la moda milanese e tutte le belle cose milanesi hanno contagiato la penisola e sporcato l'animo di molti connazionali così come tante città influenzano i comportamenti del resto dei rispettivi paesi.
Ma due cose non faranno mai di Milano una capitale: il suo fiume e la sua sporcizia.
Vero è che quasi tutte le grandi città sono sporche, ma Parigi ha la Senna e Londra il Tamigi, Roma il Tevere e via dicendo.
Le grandi cittá senza fiume hanno il mare.
La Milano ingegnosa nel Medio evo si fece i navigli e diventò capitale del suo ducato con accesso diretto all'Adriatico. Ma tra svizzeri, francesi e veneziani mica ci si poteva allargare facilmente.
Abbiamo poi ospitato personaggi del calibro di Sant'Ambrogio, Leonardo da Vinci, costruito un Duomo e una Scala, dato natali ad Alessandro Manzoni, resistito cinque giorni all'esercito Austro-Ungarico e cantato un po' di storia musicale contemporanea del paese.
Nel dopoguerra divenne sempre più invivibile (ma io ci vivrei) e così grande da inglobare un fiumiciattolo pestifero, il lambro, nei suoi confini.
Da allora è stato inquinato, a più riprese e nei modi più creativi dei creativi milanesi. Ci si trova di tutto nel Lambro e nei navigli.
Da ultimo il flusso nero che andrá anch'esso a sporcare il resto d'Italia come solo Milano sa fare.

Come si dice dalla nostre parti "Ma va' a ciapà i ratt al Lamber". Che tristezza. E pensare che lambro significa "Limpido"...

L’inverno da lupi, il traffico svedese

Ogni anno che passa succede qualcosa di emozionante per chi la sa raccogliere.
Quest’anno l’inverno è diverso. Anche mia mamma da Milano mi conferma che è più pesante del solito.
Da queste parti lo si ricorderà a lungo. Da prima di Natale ad oggi, senza sosta e ancora per molto la neve ricopre tutto. Come sulle nostre Alpi, come in Russia, come nel Norrland.
Da quando ci siamo trasferiti sulla costa ovest della Svezia, ogni anno è nevicato un paio di volte, un po’ come da noi nella zona padana e subalpina dove la neve scompare dopo qualche giorno. In Italia perchè il sole scalda anche in inverno, qui per l’effetto della vicinanza del mare.
La natura non tradisce ancora, nonostante gli interventi criminali dell’uomo di su di essa: tigli, querce, faggi ed altri emozionanti latifoglie fanno parte del panorama boschivo della costa ovest della Svezia così come sulle prealpi e sull’appennino e testimoniano l’appartenenza ad un clima temperato. Sono dei boschi stupendi pieni di vita di luce e di poesia. Fino all’1600 erano dominanti finché il buon legname del rovere che ben si adatta alle costruzioni marine non servì a fabbricare la flotta navale svedese e le maestose foreste furono presto sopraffatte dalle più resistenti ed invasive conifere che caratterizzano il paesaggio del resto della Scandinavia.
L’incuria umana in tempi passati caratterizzava anche gli scandinavi oggi innalzati al ruolo di messia dell’ambiente secondo me spesso ingiustamente.
Ma l’inverno da lupi era inaspettato da queste parti. Lupi affamati sono stati avvistati nei pressi dei centri abitati. Inaspettatamente e per un paio di mesi mi sono ritrovato immerso nei paesaggi e nelle bufere di neve che avevo lasciato nel Grande Norrland proprio come durante i sette anni trascorsi li su, con la piacevole differenza che comunque qui le giornate sono più lunghe, la temperatura più fredda è stata registrata una volta sola a -19 e con la convinzione seppur indebolita dall’ennesima nevicata di oggi, che presto arriverà una fantastica primavera piena di fiori e colori. Inoltre sono piuttosto contento per il fatto che sia possibile usufruire della pistina sa sci dove mio figlio grande ha già dato prova di saper scendere a spazzaneve e non vedo l’ora che cresca e di portarlo sulle nostre belle Alpi.
Ma la neve ricopre tutto anche gli odori. Quello che non mi piace della neve è proprio questo, che si mangia gli odori i profumi ed i colori. Degli odori dell’inverno del Norrland non ho altro ricordo che quello dolciastro che fuoriesce dai comignoli delle cartiere e che rimane pesante come l’aria fredda su tutta la grande pianura del Nord, quello pungente e altamente tossico delle auto appena accese che si respira mentre si toglie la neve e il ghiaccio dai parabrezza e quello seducente dello scarico delle motoslitte.
Alcuni locali, altrimenti scherniti dal resto della popolazione svedese per non essere abbastanza abituati al clima nordico, sono gioiosi di tanta neve, perché si sentono alla pari con i resto dei connazionali secondo me inconsapevolmente invidiosi. Gli svedesi mi sembrano spesso dei paesanotti concentrati a guardare e invidiare il prato del vicino e a stuzzicarsi ed irritarsi a vicenda.
Con la neve al sud vengono fuori le recriminazioni di quelli del nord condannati agli inverni bui e lunghi e spesso invidiosi di chi ha avuto la possibilità, il coraggio o sempplicemente la voglia di emigrare a lidi più miti. Costoro si attaccano ai ritardi del traffico per accusare la gente di Stoccolma di non saper guidare sulla neve. Questi ultimi, i cittadini educati, punti nell’orgoglio per non essere abbastanza duri e puri della neve rispondono chiedendosi se lì su al nord il traffico non venga mai rallentato o bloccato dalla neve sempicemente perché il traffico non esista. In effetti macchine fuori strada nel Grande Nord se ne vedono eccome ma due macchine che collidono e bloccano il traffico no, semplicemente perché esistono altre distanze tra le genti e le auto.
Ugualmente al sud il traffico altrimenti scorrevole si blocca in un niente per colpa di chi si mette alla guida senza essersi accorto che stia nevicando. In effetti la gente di qui non ha lo stesso rapporto amoroso con la neve e si vede in quanto nei parchi giochi la neve è intonsa (finché non arrivano i miei).
Personalmente le peggiori condizioni di guida le ho trovate nell’entroterra dello Småland in tardo autunno. In due occasioni distinte niente neve, umidità media e aria fredda l’asfalto si trasforma in una specie di pista saponosa. Qualche ragione devo averla nelle mie affermazioni se gli inventori e la ditta strorica produttrice di pneumatci chiodati sia proprio la Gislaved da Gislaved (Småland).
La gran parte della gente mi sembra già stanca e non vede l’ora della primavera.
Mentre scrivo nevica ancora e il lavorio degli spalaneve mi riporta alle mattine nel Norrland quando il rumore nervoso del trattore che spalava le strade intorno alla nostra villa mi svegliava insieme all’odore di diesel che penetrava dalle finestre e segnalava che anche quella mattina avrei dovuto lavorare una mezzora extra per poter adoperare l’utilitaria per andare al lavoro.
Tra non molto i giornali esporranno i conti dei danni del gelo e dei costi che hanno causato alla società l’eccessivo bisogno di calore e di macchine spalaneve.

lunedì 15 febbraio 2010

il Vinterbad ed il sergente nella neve

Ormai ho deciso di accoppiare le mie letture alle esperienze che vivo.
Di settimane ne sono passate da quando per il periodo natalizio ci siamo, la mia famiglia ed io, recati in Ostrobottnia (Finlandia nordoccidentale) da suoceri e altri parenti.
In quell'occasione mi sono calato per la prima volta nelle acque di un fiume attraverso un'apertura del ghiaccio tenuta artificialmente dai gestori dello "Strandcamping".
Chi maneggia la svedese sa già cosa significa "strandcamping", chiunque può facilmente intuire l'associazione mentale per un italiano quando sente parlare di bagno e "campeggio sulla riva".
Esperienza emozionante e decisamente postiva sotto tanti punti di vista, non per ultimo la botta di endorfina necessaria per non ammalarsi di depressione o sue varianti locali, durante i lunghi freddi e bui inverni del grande nord.
Ogni volta ci si bagna circa cinque o sei volte alternando la visita alla adiacente sauna. Mi è piaciuto così tanto che durante il soggiorno di poco più di due settimane mi ci sono recato ben quattro volte.
Cosa c'entra Mario Rigoni Stern? C'entra perché, l'ho scoperto da poco come il "vinterbad" e mi piace tantissimo.
C'entra anche perché leggendo i suoi sempici e fantastici racconti dell'altipiano dei sette comuni e simili scopro quante similitudini ci siano tra la gente delle nostre Alpi e la gente della Scandinavia, sulla vita nei climi rigidi, sull'uso del bosco, sulle societá semiisolate.
Contemporaneamente vedo anche che grandi differenze ci siano tra i due mondi e lo dimostra il fatto che, forse solo per mancanza mia, ancora non ho conosciuto uno scandinavo del nord che lontanamente possa avvicinarsi ma nemmeno capire il senso poetico e la sensibilitá del sergente alpino.
In ogni caso non ho ancora letto un suo racconto su eventuali "vinterbad" sulle Alpi. Non so nemmeno se ne abbia mai scritto a proposito, nel caso contrario è troppo tardi.